Chi è l’educatore professionale?
“L’educatore deve avere il cuore del poeta e la mente dello scienziato”
(Maria Montessori)
Negli ultimi anni bambini e ragazzi appaiono agli adulti sempre più disobbedienti, poco motivati allo studio, viziati, annoiati, incapaci di impegnarsi seriamente in qualcosa e, persino, di divertirsi. La “crisi dell’obbedienza” ha determinato l’insuccesso degli strumenti educativi fondati sugli ordini (come far rispettare le regole, dare punizioni…) con conseguente frustrazione degli adulti, che non possono più mettere in pratica ciò che avevano visto fare dai propri docenti e genitori.
C’è pertanto la necessità di apprendere nuove strategie che abbiano come fulcro la relazione tra adulto e ragazzo. La nostra associazione collabora da anni con il Centro Formazione e Studio del dott. Marco Vinicio Masoni per promuovere una nuova lettura della “realtà” giovanile e della società. Scopriamo così che per poter essere “agenti di cambiamento” dobbiamo fare un’auto-cambiamento e non richiedere, con ordini, che il ragazzo cambi.
L’auto-cambiamento di cui parliamo consiste nel “leggere” finalmente il ragazzo in un modo diverso, nel fornirgli il suo ritratto autentico, attraverso strumenti e metodi che egli senta propri e non imposti da alterità incomprensibili.
Certo non esiste il candidato ideale, ma crediamo sia un buon esercizio provare a definire i tratti salienti della persona con la quale si vorrebbe lavorare, perché questo dà importanza al lavoratore e al lavoro che questi è chiamato a svolgere.
Ecco allora le caratteristiche che in questi anni abbiamo imparato a chiedere agli educatori professionali:
– che siano felici del lavoro che svolgono, nella consapevolezza che le fatiche ci sono in tutte le professioni;
– che siano coscienti della fortuna di avere un lavoro bellissimo e del privilegio che gli è stato concesso di poterlo svolgere;
– che siano competenti e con il desiderio di imparare per affrontare le nuove sfide;
– che amino l’azione educativa alla quale, però, facciano seguire un’attenta riflessione;
– che osservino la realtà con un “paio di occhiali” che li porti lontano dai luoghi comuni;
– che sappiano dare conto del proprio lavoro.
Infine, chiediamo di fare bene le cose, come segno di ringraziamento e restituzione, fornendo così agli altri i frutti delle proprie capacità.
Essere un buon educatore professionale, insomma, è sì un lavoro come tanti altri, ma è anche un lavoro da artista, perché, come diceva San Francesco: “chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista”