Educatore professionale e comunità educante: un’alleanza educativa importante

In questi 18 anni di lavoro, abbiamo capito che una comunità educante (genitori, insegnanti, educatori, responsabili di oratorio) è utile e efficace per sostenere i ragazzi se:

– c’è chiarezza identitaria: ognuno riconosce l’altro per quello che è;

– ognuno fa bene il proprio compito, evitando gli alibi del “se gli altri facessero così, noi lavoreremmo o faremmo meglio”;

– l’incontro con l’altro avviene con cadenza periodica (l’educazione richiede ricorsività). La periodicità va pensata e concordata, evitando le emergenze! Altrimenti si crea una relazione faticosa, dove ci si scarica addosso le reciproche fatiche;

– si trova un linguaggio condiviso: la sistematicità degli incontri è importante, ma occorre anche trovare un linguaggio comune, degli strumenti che rendano fluido il dialogo;

– se promuove l’incontro: non ci si sostituisce alla persona che si vuole aiutare, perché nessuno è chiamato a “far da padrone” sulla vita di altri.

Ma al di là di tecniche, strategie, rimane il fatto che la prima cosa da fare, per chi vuole co-costruire la comunità educante, è evitare che tra le generazioni e le molteplici figure educative si crei un senso di estraneità tale da allontanare gli uni dagli altri, piuttosto che avvicinare e costruire un’alleanza tra generazioni.

Non c’è niente di nuovo in questo: già Omero diceva che: “È leggero il compito quando molti si dividono la fatica”.