Ha sempre la testa per aria… non ascolta!

“La vita è l’arte di disegnare senza una gomma”

(Howard Gardner)

 

“Non c’è niente da fare, Antonio ha sempre la testa per aria, è un problema serio! Le prof me lo dicono in continuazione, lo guardano mentre stanno spiegando e vedono il suo sguardo che fissa il vuoto. Se lo chiamano si scuote per un attimo, ma non sa rispondere…per forza, non ascolta! Anche a casa facciamo i compiti insieme e mi fa diventare matta! Continuamente gli dico: ‘ma guarda qui! Stai attento! Ma che errori fai?!’ Come devo fare con sto figlio?”

Se la prof spiega, Antonio non riesce a seguire, ma non è che non capisca, è che comincia a pensare ad altre cose. Come possiamo – quindi – aiutarlo a stare attento? Generalmente a un distratto si suggeriscono modi per cercare di stare più attento e i ragazzi conoscono benissimo tali consigli, ma difficilmente riescono poi a metterli in pratica. Cosa fare allora?

 

Fotografiamo l’attenzione

Noi di Passo dopo Passo…Insieme proviamo a “fotografare il cervello e l’unico modo per poterlo fare è invitare i ragazzi ad effettuare una fotografia della loro attenzione, compilando una tabella simile a quella dell’orario scolastico. La differenza è che, invece di riempire ogni singola casella scrivendo il nome della materia, dovranno essere disegnati dei pallini di colore verde, giallo o rosso.

Così facendo, monitoreranno appunto la loro attenzione e non la disattenzione. Gli va detto però che, proprio per evitare che il cervello ‘fonda’ e che la ‘foto venga sfuocata’, devono stare distratti volontariamente cinque minuti per ogni ora; si, avete letto bene: distrarsi volontariamente! Si ragiona su quali siano i momenti più opportuni nei quali distribuire questi cinque minuti (ad esempio non quando un docente spiega o assegna i compiti oppure quando interroga altri compagni). È importante che tale risposta venga data dai ragazzi stessi e non suggerita da noi adulti!”

(Dal libro di D. Cusenza, M. Ferri, G. Ronchi, Meglio dopo, Insieme: un altro modo di fare doposcuola. Centro Ambrosiano 2018).

Nel caso in cui Antonio faccia fatica a rispondere, gli si può dire: “Pensa ad un compagno che ti sta molto simpatico e che va bene a scuola, non il classico secchione ma uno che si diverte, che esce con gli amici…lui come si comporta in classe durante le lezioni?”.

Una cosa chiara e certa da stamparci bene in testa è: se vogliamo che i ragazzi stiano bene e si lascino alle spalle i problemi, bisogna cominciare a cambiare noi dicendogli che vanno bene così e che non devono cambiare. Ma attenzione, non basta dirlo, occorre anche spiegare il perché lo diciamo. Lo si può fare ponendoci prima però questa domanda: “Che cosa c’è di bello nel fatto di non stare attenti?”. Sembra proprio una cosa brutta ma… forse che si è fantasiosi? Che si è creativi?!

Le persone disattente, sembra che lo siano…ma in realtà sono attente ad altre cose! Occorre non far “sentire” ai ragazzi che stare attenti vuol dire obbedire a qualcuno, in modo tale che sia più facile per loro stare attenti: l’attenzione va aiutata!

 

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