Job&Orienta | Fieri di essere in Fiera
Abbiamo pensato che chi va in fiera è perché è fiero. Fiero di cosa? Di ciò che porta. Una manifestazione come quella di una fiera rappresenta una vetrina per ciò che la persona fa, e questo richiede una forma di coraggio dato che mettersi in mostra significa sottoporsi allo sguardo altrui. Fieri di cosa? Non solo di ciò che si fa ma anche, o forse soprattutto, di ciò che si è.
L’associazione crede nella propria identità, cioè nei segni distintivi che le permettono di comunicare con altri soggetti, siano essi singole persone, siano esse istituzioni. Passo dopo passo … Insieme comunica “chi è” in modo che possa essere riconosciuta da chi dovesse aver bisogno di ciò di cui si occupa: motivazione scolastica. Ecco che la fiera Job & Orienta è stata colta come opportunità dall’ équipe di lavoro, per poter essere conosciuta anche in un territorio più lontano da numerosi ragazzi delle scuole superiori (e anche qualche universitario), tutti accomunati dalla domanda che risuona in noi fin dall’infanzia: “Che farò da grande?”
Sabato 22 novembre 2014 l’associazione ha partecipato al convegno nazionale Job&Orienta a Verona, grazie all’ invito ricevuto da Fondazione Cattolica Assicurazioni che dallo scorso anno, oltre alle aziende profit, coinvolge anche organizzazioni non-profit con cui collabora.
Il workshop dal titolo “Selezioniamo persone professioniste”, preparato dall’équipe educativa in collaborazione con dipendenti di un negozio di moda in centro a Milano, Banana Republic, aveva l’intento di poter fare cogliere alle nuove generazioni le competenze che ritiene siano indispensabili e trasversali per ogni tipo di lavoro: le competenze relazionali.
L’attività era divisa in diverse parti: dopo un’introduzione, tenuta dal coordinatore generale dei servizi, i ragazzi hanno compilato un curriculum vitae affinché emergessero le competenze acquisite in contesti formali ed informali e quale fosse il loro obiettivo lavorativo. Tutto ciò ha permesso agli studenti di poter delineare in maniera chiara, prima di tutto ai loro occhi, quale fossero le qualità che li caratterizzavano e li rendevano unici agli occhi di un possibile datore di lavoro.
Gli studenti che lo desideravano, prima di sostenere il colloquio, avevano la possibilità di sedersi in un ulteriore spazio dedicato e fare alcune foto in cui mettevano i loro visi all’interno di un grosso curriculum vitae. Grazie all’aiuto di un altro educatore e di fotografe, hanno potuto sbizzarrirsi e fare foto singole, di gruppo, portare le loro domande e incanalarne in un altro contesto la loro energia positiva.
Lo step successivo era infatti una simulazione di colloquio di lavoro di pochi minuti nel quale i ragazzi dovevano essere i più efficaci possibili, nel convincere l’eventuale datore di lavoro che li avrebbe dovuti assumere, a partire dal curriculum appena scritto.
L’attesa del colloquio è stata una parte fondamentale, come il brivido che si prova poco prima di buttarsi da un trampolino: lì si riversavano ansie, dubbi, insicurezze ma anche sicurezze, domande, voglia di confrontarsi. È stato importante che un educatore potesse essere lì con loro e per loro, per poter valorizzare anche questo momento catartico. Si sono alternati momenti di spiegazione più teorici legati all’attuale panorama socio-culturale attraverso esperienze ed esempi molto concreti che i ragazzi già cominciano a vivere all’interno della scuola. È stato questo un momento per fare domande, e confrontarsi con chi aveva già sostenuto il colloquio, inoltre è stata un’occasione per percepire la loro preoccupazione di arrivare preparati alla soglia della vita adulta. In questo clima li aspettava la segretaria che passando con il foglio delle presenze chiamava i ragazzi per il colloquio.
I conduttori dei colloqui, hanno incontrato giovani motivati a guardare al futuro. Ciò che abbiamo restituito loro alla conclusione della breve ma intensa comunicazione, è stato un aggettivo, un’impressione che abbiamo avuto del loro modo di porsi e di presentarsi: un aggettivo che potesse aiutarli a sentirsi fieri di sé, anche “solo” per il fatto che stanno cercando.
La mattinata trascorsa ci ha permesso di prendere atto di una realtà, quella giovanile, che è poco in linea con il luogo comune secondo cui i giovani non hanno interessi. Forse ne hanno talmente tanti che dirli tutti costringerebbe gli adulti a dedicargli più del tempo che hanno a disposizione e così, anziché sentirsi dire “non ho tempo”, i giovani proseguono per la propria strada. Al Job & Orienta la strada dei giovani e degli adulti ha trovato un incrocio, non solo, anche delle soste in cui stare insieme. Il bello è stato vedere adulti fieri di ciò che fanno, tanto che, nell’incontro con i giovani, sono riusciti a trasmettere una passione. Crediamo ci sia un messaggio implicito rivolto ai giovani presenti all’evento: la propria passione è un elemento importante da considerare per orientarsi.
“Vesto un ruolo, porto uno stile”: al di là di ciò che faccio, conta molto il modo in cui lo faccio, conta l’importanza delle competenze trasversali, quelle che riguardano i propri interessi, i propri “sogni”, le proprie modalità di relazione.
dottor Giorgio Ronchi
dottor Marco Ruggieri
Educatori professionali dell’Associazione Passo dopo Passo … Insieme