Lasciamo dialogare le nostre parti in conflitto

“Ciò che è opposto si concilia, dalle cose in contrasto nasce l’armonia più bella, e tutto si genera per via di contesa”

(Eraclito)

Per i nostri ragazzi, come in fondo per noi adulti, in molte occasioni della vita e in diversi momenti della giornata si accende nella testa un dualismo, a volte conflittuale: da un lato il desiderio di stare sul divano, passare molto tempo con lo smartphone, giocare con i videogiochi, chattare; dall’altro – invece – la consapevolezza di dover svolgere i compiti, studiare, portarsi avanti, insomma essere pronti e reattivi al dovere! Apparentemente queste “due parti di noi” sembrano in conflitto, perché torna alla memoria il proverbio “prima il dovere e poi il piacere”! Ma non c’è veramente un conflitto: entrambe le parti hanno diritto di esistere, di esserci.

Pensate: se uno si divertisse e basta, oppure se uno studiasse o lavorasse soltanto… Dopo un po’ perderebbe la capacità di studiare (lavorare per noi adulti) oppure di divertirsi (questo sia per noi sia per i nostri ragazzi).

Cosa possiamo fare, allora?

Proviamo a far dialogare le due parti, a trovare un “accordo” negoziando le reciproche “esistenze” evitando sensi di colpa o forti stress.

A tal proposito, ai ragazzi iscritti alle nostre attività suggeriamo di compilare e seguire una breve tabella oraria o nei periodi di vacanza un calendario con i compiti da svolgere, suddividendo il carico di lavoro, prevedendo pause e soprattutto trovando il tempo anche per giocare! Al termine di ogni giorno ciascun ragazzo potrà segnerà con un pallino verde se ha rispettato il programma, con un pallino giallo se lo ha rispettato in parte, con un pallino rosso, se non lo ha rispettato. Questo aiuta la consapevolezza dei ragazzi e la loro capacità di autovalutazione del lavoro svolto.

Un esercizio importante che permette loro, da un lato, di svolgere i compiti e, dall’altro, di potersi divertire con i loro videogiochi preferiti o con i loro smartphone (senza starci troppo eh!).

Magari anche noi adulti potremmo provare a far dialogare le nostre “parti in conflitto”; questo ci permetterebbe di capire meglio i nostri figli e forse, di vivere più serenamente la quotidianità.

Ascoltiamo Eraclito, che non conosceva di certo la “dipendenza”.