“L’ombra del gigante” (Eros Ramazzotti)
Come tanti che in questo periodo lavorano da casa, mi ritrovo alle ore 12.30 a pormi la domanda: cosa cucino oggi? Con mia moglie ci siamo organizzati che il pranzo lo preparo io e alla cena ci pensa lei; e nonostante sia più comodo avere già un menù prestabilito, mi piace “lasciarmi ispirare” dal momento. E mentre mi lascio ispirare (finendo a fare i soliti 4/5 piatti) mi piace “mettere su” un po’ di musica.
Così mi è capitato ieri di riascoltare la canzone di Eros Ramazzotti “l’ombra del gigante” rimanendo colpito di come alcuni parti bene raccontino questo periodo. Come dice il testo all’inizio, ho cercato di “vedere un po’ più in là”, al di là delle difficoltà e preoccupazioni che questo oscuro periodo (l’ombra del gigante) porta inevitabilmente con sé.
“Ogni giorno ne senti parlare, sembra già dappertutto ormai…in ogni angolo e in ogni parte sta cambiando la realtà, vedi come diventa importante…rimanere qua” e il “qua” lo vedo con un duplice significato. Certamente lo si può intendere come quanto importante sia rimanere ed essere al sicuro in casa (credo sia più realistica questa affermazione rispetto al pensarmi “obbligato a stare a casa”); inoltre lo intendo come un “qua” di esortazione, esortazione ad affrontare questo periodo cercando adesso strategie attive per non aspettare passivamente che tutto passi.
Penso allo lo studio, che per forza di cose ora obbliga gli studenti ad usare differenti dispositivi informatici, porta con sé alcune difficoltà, ma anche l’occasione per impratichirsi (me per primo!) con degli strumenti che caratterizzeranno sempre di più la scuola e il lavoro.
Il non avere sempre la possibilità di confrontarsi con i professori o di chiedere aiuto ai genitori, può portare ad un maggiore confronto fra pari e ad un utilizzo (se ben guidato) fruttuoso di Internet.
Come avanzato nelle videochiamate di gruppo di queste settimane, la permanenza a casa (anche questo può divenire occasione per far capire ai ragazzi la differenza tra senso dell’obbligo e senso di responsabilità) porta ad avere del tempo da investire in attività che avevamo abbandonato o in cui non ci siamo mai cimentati. A proposito, diversi ragazzi hanno detto che a loro piacerebbe cucinare e imparare a fare qualche piccolo lavoro domestico, “carpe diem genitore”!
E se “chiudono tutte le porte”, se il non vedere un amico, un collega, un parente, un conoscente, lo viviamo come una immensa fatica, diciamoglielo, diciamocelo. La voce non ha restrizioni, possiamo “farla uscire” attraverso diversi canali, possiamo cercare di curare quei rapporti che a volte si vivono con frenesia, spostando il centro della conversazione da noi stessi all’altro. Chissà, con una chiamata o una video chiamata in più può darsi anche che “qualcuno che si è perso, si ritroverà”.
Tutto ciò potrebbe apparire un atto illusorio e narrativo che ogni periodo da noi vissuto possa farci “migliorare”, ma credo che il nostro miglioramento (nella quotidianità e nelle relazioni) debba davvero divenire più tangibile che mai, perché se il non uscire è un atto di responsabilità civile e morale, lo è anche affrontare questo periodo cercando di fare passi avanti che oggi e domani possano tornare utili a chi è più in difficoltà.
Sperando, come dice Eros Ramazzotti nella canzone l’Aurora, quanto prima di “uscire fuori e respirare un’aria nuova”
Michele Degani
(educatore – coordinatore)