Un altro modo di guardare le cose
“Non si cambiano mai le cose combattendo contro la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, bisogna costruire un modello nuovo che renda obsoleto quello vecchio”
Richard Buckminster Fuller
“6-“
Nel triennio del liceo in italiano il mio voto era sei meno, meno. Non cinque e mezzo, non sei. Tre infiniti anni di sei meno, meno. Ma poi, che pantone di colore è il sei meno, meno?
Avevo scelto il classico per una spiccata predilezione per la scrittura e la lettura. Il danno sarebbe stato di poco conto se la sbiadita quasi sufficienza avesse solo spento la passione. Ingenerò invece una profonda avversione e nausea per ogni forma di poesia.
Due compagne di classe, amiche vere, al mio ennesimo labbruccio pendulo, con piglio da improvvisate Amazzoni, mi dissero “il prossimo tema te lo facciamo noi!”. Loro che viaggiavano su una implacabile media dell’otto.
Mi feci convincere e galeotto un compito da recuperare, sola all’ultimo banco, come una moderna Penelope disfavo la mia trama sostituendola con quella delle ben più abili complici.
Non presi sedici naturalmente ma un dignitoso sei meno, meno. Fu un giorno felice. Smisi di farmi domande. Almeno su quello.
(Dania Cusenza)
“Un ritardo che salva”.
Fine prima elementare, la classe è troppo numerosa e dev’essere creata una nuova sezione. Mia mamma arriva in ritardo alla riunione dei genitori e pertanto finisco nella sezione B dove la maestra Ginevra mette i banchi in cerchio e lei ha un banco come il nostro, perché la sua cattedra ospita piante e fiori che coltiviamo noi alunni; dove si fanno mercatini di lavori fatti da noi per raccogliere fondi per le gite affinché nessuno resti escluso; dove il sabato un botanico viene in classe a spiegarci la natura; dove ci viene insegnato che ogni mestiere merita rispetto. Dove soprattutto non si viene puniti se non si riesce a leggere davanti a tutti perché ci si imbarazza, lasciato in classe a piangere. Non ringrazierò mai abbastanza per quel ritardo di mia mamma.
(Michele Ferri)
“Un legame che salva”
Seconda superiore, interrogazione di recupero di chimica, altrimenti esame a settembre. Sono particolarmente agitato e confuso rispetto all’argomento dei “legami chimici”. Due mie compagne davvero brave mi suggeriscono di sviluppare il legame “germanio H2O”. Me lo spiegano davvero bene, a prova “di scemo” e ciò mi dà fiducia e un po’ più pronto mi dirigo al patibolo nero della lavagna! La prof entra. Scorre il registro per scegliere la vittima e dopo qualche minuto di suspense urla “Ferri alla lavagna”. Con una cera fiducia, mista al terrore, mi alzo e vado alla lavagna. Prendo il gesso in attesa dell’oracolo. La prof dice: “partiamo dai legami e sviluppa germanio H2O”. La classe giubila ed esulta in silenzio e con questa fiducia e aiuto concreto dei compagni, evito l’esame di settembre e compio un altro passo verso un triennio di scuola superiore che fino ad allora vedevo impossibile.
(Michele Ferri)