LA «REGIA»: L’ÉQUIPE

di Giorgio Ronchi

*Questo articolo è un estratto dal capitolo 5, Il “meglio dopo, insieme” in scena, del libro “Meglio dopo, Insieme. Un altro modo di fare doposcuola” di D. Cusenza, M. Ferri e G. Ronchi, ITL Editore, 2018.

Il libro può essere ordinato in libreria oppure acquistato online a questo link. L’introduzione e l’indice del volume sono disponibili in quest’articolo.

 

Perché Definire «regia» la riunione di Equipe? Essa, con le indicazioni del coordinatore dei servizi, con la supervisione della psicologa e con lo spazio di confronto con gli educatori, orienta e progetta gli interventi educativi, crea nuove scene in cui agire e rendere protagonisti i vari interlocutori o soggetti coinvolti.

Il più delle volte questi soggetti sono i ragazzi iscritti ai Meglio dopo, Insieme, ma possono anche essere gli insegnanti e i genitori in percorsi di formazione o di consulenze educative, oppure studenti nei progetti all’interno delle scuole o, ancora, adolescenti alle prese con la formazione tenuta dagli animatori in preparazione degli oratori estivi.

La regia, equipe, ha – però –  come compito principale il supporto dell’educatore nella gestione, o meglio nel coordinamento, del “Meglio dopo, Insieme”: l’entrata in scena principale dei ragazzi.

L’équipe è regia perché è sede di programmazione e sede di monitoraggio, di verifica e di valutazione: essa è luogo in cui si pratica riflessione, a partire da quello che i beneficiari diretti (ragazzi) e indiretti (famiglie e volontari), esprimono attraverso questionari di gradimento che vengono somministrati al termine di ogni anno.

Quattro principi cardine

Questa “regia” utilizza un metodo di lavoro che si basa su alcuni principi cardine e che favoriscono sia un lavoro di riflessione, sia un lavoro di progettazione.

Come primo principio c’è il tempo, ossia gli operatori ed il coordinatore dei servizi si incontrano sistematicamente una mattina a settimana e si confrontano e progettano le attività del “Meglio dopo, Insieme”.

Durante queste riunioni è proprio il tempo ad assumere valore in qualità di risorsa; esso richiede di essere organizzato, perciò all’inizio viene redatto l’ordine del giorno a partire dai temi di confronto e progettazione portati dal coordinatore dei servizi e seguiti da eventuali altri temi portati dai singoli operatori.

Il secondo principio è poi quello della verbalizzazione, cioè, durante l’equipe viene redatto il verbale nel quale è indicato sia l’ordine del giorno, sia le decisioni prese per ogni singolo tema trattato.

Questo principio nel metodo di lavoro è importante per dare concretezza al confronto stesso e per lasciare tracciabilità del lavoro svolto.

Terzo principio del metodo di lavoro in equipe è la supervisione con cadenza almeno bimensile: con questo termine si intendono le equipe nelle quali oltre al coordinatore dei servizi e gli educatori è presente anche il supervisore, cioè la psicologa e psicoterapeuta dell’associazione.

Tale supervisione è principio del metodo di lavoro in quanto richiama alla necessità di mettersi in discussione e di far sì che il confronto avviato dall’équipe non perda la sua essenza: essere occasione in cui riconoscere di poter avere bisogno di aiuto per mantenere l’orientamento verso gli obiettivi stabiliti o, anche, valutare la necessità di ridefinire gli obiettivi stessi.

È così che l’equipe di supervisione unisce ancor più l’aspetto di riflessione e progettazione, divenendo luogo di formazione per l’equipe stessa.

È proprio la formazione, il quarto principio del metodo di lavoro in equipe, ciò la garanzia che il gruppo di lavoro crei, individualmente e in gruppo, opportunità formative affinché il proprio agire mantenga aderenza con la cornice teorica di riferimento.