La comunicazione educativa nella relazione educativa

di Giorgio Ronchi

Questo articolo è un estratto dal capitolo 6L’educatore in scena al meglio dopo, insieme”, del libro “Meglio dopo, Insieme. Un altro modo di fare doposcuola” di D. Cusenza, M. Ferri e G. Ronchi, ITL Editore, 2018. Il libro può essere ordinato in libreria oppure acquistato online a questo link. L’introduzione e l’indice del volume sono disponibili in quest’articolo.

 

Al “Meglio dopo, Insieme” vi è la prassi per cui, l’educatore, ogni tre mesi o in circostanze in cui dal confronto in equipe viene ritenuto opportuno, svolge dei colloqui individuali con ciascun ragazzo. Il fine è di dare loro spazio di espressione del proprio punto di vista rispetto all’esperienza che stanno vivendo al “Meglio dopo, Insieme” e rispetto alla vita scolastica.

Lavorare per la ri-motivazione scolastica significa, come operatore, prendere una posizione netta: non accettare che un ragazzo vada male a scuola solo per «pigrizia» o solo perché «non ha voglia».

Piuttosto, [bisogna] considerare i ragazzi competenti a tal punto che se vanno male hanno un buon motivo per andare male.

Questa posizione non è semplice e richiede coraggio, dato che può voler dire andare contro o scontrarsi con le opinioni dei genitori o degli insegnanti o di altri operatori che trovano invece nel «non ha voglia» la principale spiegazione per cui un ragazzo non andrebbe bene a scuola.

Dunque, l’educatore può partire dal presupposto: «Se va male a scuola c’è un buon motivo».

Questo significato attribuito dall’educatore, lo predispone già in un certo modo all’incontro-colloquio con il ragazzo dato che non dovrà sgridarlo; infatti, non sarà il rimprovero il suo compito in quella circostanza, egli non deve giudicarlo.

Se c’è lontananza difficilmente c’è comunicazione

Nel momento in cui l’educatore giudica i motivi dell’educando, sta giudicando l’educando stesso; di conseguenza lo allontana. Se c’è lontananza difficilmente c’è comunicazione, relazione e quindi educazione.

Questi colloqui vengono realizzati per mantenere l’attenzione sul ragazzo e divengono un’occasione in cui egli narra il proprio punto di vista; a partire da questo, insieme all’educatore avviene la negoziazione di nuovi racconti.

Quando l’educatore si rivolge a ciascun ragazzo, e con lui prende un appuntamento per un determinato giorno ad una determinata ora, previa autorizzazione dei genitori, ma senza che essi siano presenti, egli intende comunicargli che «è importante per me prendermi un tempo per te».

In questa circostanza l’educatore ha un terreno privilegiato in cui coltivare la relazione educativa.

[Nel libro sono riportati due dialoghi avvenuti all’interno di colloqui individuali svolti da un educatore-coordinatore con due diversi ragazzi.

Il primo colloquio è con una ragazza che frequenta la classe terza della scuola secondaria di primo grado. La ragazza è abbattuta perché i genitori hanno una situazione conflittuale e ciò la induce a distrarsi spesso durante le lezioni, a scuola. Di conseguenza, il suo rendimento cala e la cosa aumenta le sue preoccupazioni.]

 

In quella determinata situazione-relazione di colloquio, ma complessivamente nelle occasioni come queste di dialogo con i ragazzi, ciò che preoccupa l’educatore è che la ragazza trovi un’altra strategia, qualcosa di pratico che l’aiuti a tollerare la sua situazione personale in una specifica circostanza scolastica e a non fare dei propri problemi un alibi per «arrendersi».

Non le si chiede di cambiare, ma di esplorare nuove possibilità.

L’altra parte importante che interessa trasmetterle dall’inizio alla fine del colloquio, è farle capire sinceramente che al di là del voto e del rendimento scolastico, o delle note di comportamento, l’interesse dell’educatore è che lei stia meglio.

Nella conduzione del colloquio educativo con la ragazza, è stato scelto un orientamento comunicativo che ponesse la scuola come strumento e non come fine; perciò l’educatore si relaziona e dialoga mantenendo l’approccio pedagogico personalista che ritiene sia la persona il fine ultimo.